Journal
Iyengar News Pratica Scienza Yoga Studies
05 Giugno 2019
La calma e il pranayama
Chiara M. Travisi
Una respirazione calma e controllata è da secoli alla base di pratiche Yoga e tecniche di meditazione che ricercano uno stato di acquietamento della mente e del sistema nervoso. Anche in ambito clinico, queste tecniche vengono ormai largamente utilizzate in terapie contro attacchi di panico e disturbi legati allo stress.
 
In condizioni normali, il respirare è sostanzialmente un atto automatico, controllato cioè soprattutto dal sistema nervoso autonomo. Nel pranayama, questo automatismo viene deliberatamente sovvertito e il praticante diventa intenzionalmente consapevole di questo continuo movimento: inspirazione (puraka), pausa al termine della inspirazione (antara kumbaka), espirazione (rechaka), pausa al termine della espirazione (bahia kumbaka). Ed è proprio in questo sovvertimento dell’ordinario atto del respirare che risiede l’unicità e la peculiarità di questa tecnica. La nostra esperienza di praticanti del pranayama, in presa diretta, ci consente di poter asserire euristicamente che la possibilità di de-automatizzare l’atto respiratorio ci dà accesso al nostro “stato mentale”. B.K.S. Iyengar direbbe che l’atto respiratorio è ciò che ci connette a citta. Una espirazione lenta e controllata, induce ad uno stato di rilassamento del sistema nervoso che percepiamo come una condizione di maggiore rilascio muscolare e rallentamento del consueto ‘dialogo interiore’. Una respirazione profonda porta ad un maggiore acume focale e capacità di concentrazione.
 
La relazione tra respiro e funzioni cerebrali superiori è da tempo oggetto di studio da parte dei ricercatori e della comunità scientifica e testimoniata da numerosi studi sugli effetti della meditazione, che utilizza ampiamente il controllo della respirazione. Tuttavia finora non era chiaro quali fossero i centri e i meccanismi neuronali che presiedono ai rapporti fra respiro e cervello.
 
Recentemente, un gruppo di ricercatori della Stanford University, con un articolo pubblicato su “Science” e ripreso da Le Scienze, ha scoperto che un piccolo gruppo di neuroni che controlla la respirazione comunica direttamente con una struttura cerebrale coinvolta nelle risposte allo stress.
 
Questo gruppo di neuroni individuati dai ricercatori di Stanford si trovano nel cosiddetto complesso di pre-Bötzinger, la cui attività partecipa all’innesco dei movimenti respiratori. I neuroni di questa sottopopolazione inviano dei messaggi direttamente a un’area del cervello, il locus coeruleus, che ha un ruolo centrale nello stato di vigilanza in generale, nella focalizzazione dell’attenzione, e nelle risposte allo stress.
I ricercatori sperano che ciò possa portare alla produzione di nuovi farmaci contro lo stress e alleviare fenomeni ad esso legati quali gli attacchi di panico o incapacità di concentrazione. Noi ci auguriamo diversamente che questa scoperta, oltre ad indicare le basi fisiologiche degli effetti calmanti del pranayama e dello Yoga, sia anche uno stimolo per far conoscere e suggerire la pratica quotidiana di queste tecniche.
 
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